Teatro Giovanni da Udine Progetto “Umanità dentro la guerra” dedicato a Ferdinando Pascolo Silla
…Mi era capitato quasi per caso di avere in mano il memoriale di Ferdinando Pascolo, in un giorno qualunque del 2011. Mente lo leggevo, ho cominciato a riflettere, non tanto sul racconto in sé quanto piuttosto sull’aspetto educativo che da dietro le vicende narrate si intravvedeva.
Va detto che la nostra generazione di studenti è sistematicamente frastornata da informazioni che provengono da ogni parte: dalla televisione, da internet, dai social network. Sempre più e mal volentieri si prestano a mandare a memoria date, avvenimenti e nomi di personaggi illustri, ben sapendo più o meno consciamente che qualche volta tanto illustri non lo sono. Sanno in cuor loro che quell’essere illustri può essere stato il semplice frutto della retorica del passato e che ora invece il personaggio illustre è massimamente il frutto di una visibilità indotta dalla rete o dalla televisione, con la percezione netta che non serva essere bravi e diligenti a scuola e chi lo è, lo fa solo per una sorta di autoconvincimento: i modelli che i mass-media veicolano sono sempre personaggi sopra le righe.
In quello “strano ragazzo”, che parafrasa il titolo di quel memoriale, c’era la chiave. Il parallelismo tra i nostri ragazzi e le vite di quelli di un vicino passato, sorgeva spontaneo. Pascolo era un ragazzo che si è trovato immerso in una quotidianità terribile e a un tempo straordinaria: sull’ansa Del Don nel 1942 e poi nel marasma indotto dal crollo del regime fascista e dell’occupazione tedesca.
Era un ragazzo strano, dunque non omologato, che, suo malgrado, è stato costretto a vivere come un eroe, dentro una disperata voglia di normalità. Un ragazzo che ha assunto a modello quelli che dovrebbero esser i principi naturali del creato: rispetto degli altri in quanto uomini o donne; rispetto per la parola data; rispetto per ciò che ci circonda, come l’aria che respiriamo, la terra che calpestiamo, le piante e gli animali.
Il memoriale tratta degli anni più bui del secolo scorso, sottolineava Toni Capuozzo, che ne ha curato la prefazione, ed è bellissimo , aggiungeva Lucio Magris; ma è anche un libro di Storia, poiché racconta i fatti come sono stati percepiti da chi era, suo malgrado, un testimone o come da un cronista dell’epoca.
Attorno a quel libro sono sorti tanti avvenimenti: è stato il motore di una delle prime iniziative, forse la prima, svoltesi in Italia in occasione della Giornata dell’Unità d’Italia, della Costituzione e della Bandiera, che cade il 17 marzo di ogni anno; ha dato vita al progetto “Umanità dentro la guerra” presso il Sacrario di Redipuglia. Per inciso nella motivazione per la Croce d’Onore della Österreichische Schwarze Kreuz, a me consegnata come custode del progetto, si ribadisce che esso ha trovato la sua sede naturale nella Cappella che sovrasta il Sacrario di Redipuglia, recentemente consacrata e dedicata alla Regina della Pace, da dove volge il suo sguardo anche al vicino Cimitero Austro Ungarico. Ha sancito l’istituzione della Giornata dell’Etica Globale in occasione del 33° Congresso Internazionale UNESCO. L’elenco potrebbe continuare.
Un giorno poco lontano mi sono ritrovata, anche questa volta quasi per caso, per le mani un manoscritto, un atto unico: La scelta di Stefano Menis. Una piece ispirata proprio dal nostro strano ragazzo.
Ed ecco comparire tra i personaggi un giovane, Luca, che non sa bene cosa fare di se stesso. Inizialmente muove i suoi pensieri in forma convenzionale, come se si fosse appena staccato da un video game o da una serata oziosa con birra e amici, attenzione però prima la birra. Luca vive in una sorta di schizofrenia, l’esteriorità che si è impossessata del proprio sé e il desiderio intimo di non essere omologato, che lo spinge verso il teatro.
Elio un vecchio, è inizialmente un personaggio che spera di sopravvivere a se stesso utilizzando la sua esperienza di attore. Menis lo tratteggia facendogli mantenere un dialogo fintamente “aulico”, in fin dei conti Elio è ancora un uomo da palcoscenico anche se su nel letto di un ospizio; gli fa usare spessissimo il passato remoto, anche quando il dialogo tra i protagonisti potrebbe essere maggiormente “confidenziale”. Come riesce Menis a sortire questo speciale effetto? Nel manoscritto si legge: come Gassman che legge l’etichetta di un capo delicato, ecc..
I due assieme alla nipote di Elio, che è fidanzata a Luca, iniziano a discorre del mondo d’oggi e delle vicissitudini di ieri; inevitabilmente il vecchio ritorna alla sua giovinezza e re-incontra Ferdinando.
Il testo teatrale cambia registro e diventa appassionato, incalzante e … commovente, la figura di Ferdinando, eroe riservato, prende forma e rivela la sua grandezza in quella che, forse, è la sfida più difficile, quella di essere sempre a posto con la propria coscienza. .. La fatica di essere normale.
Questa piece traccia così un orizzonte di senso all’interno del quale è possibile effettuare una scelta … “La scelta” sia per i protagonisti della vicenda che per il pubblico, che diventa fruitore di questa esperienza di vita e di dialogo inter-generazionale.
Anna Maria Zilli